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13-gennaio-2020
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Mark Fisher e la sua "scomparsa del futuro"

Quando si parla di Mark Fisher lo si descrive spesso come uno dei più acuti osservatori della società contemporanea. La sua analisi dei drammi psicologici odierni e la sua abilità nel metterli in relazione con i paradigmi ideologici del neoliberismo è sicuramente senza precedenti, e forse dobbiamo proprio a lui il merito di aver messo al centro del pensiero accelerazionista le questioni della depressione e dell’ansia. Ciononostante spesso ci si dimentica che Mark Fisher, prima di essere tutto questo, è stato anzitutto un critico culturale. E non un critico qualsiasi. La sua prospettiva di riferimento è sempre stata molto singolare, o meglio estremamente soggettiva, come se fin dall’inizio il suo autentico obiettivo fosse stato quello di mostrarci la società secondo i suoi personalissimi occhi, attraverso i film, i brani musicali e i libri che gli capitavano tra le mani.
 

Dall’hardcore continuum alla musica jungle proveniente dal futuro

È dalla sua analisi prettamente culturale che si può comprendere il concetto di “scomparsa del futuro” che egli teorizzò, e che in qualche modo lo terrorizzò, fino a portarlo alla scrittura del suo primo libro Realismo capitalista, pubblicato nel 2009. Mark Fisher era nato nel 1968, e questo vuol dire che negli anni ’90 era un giovane ventenne assetato di novità. Lui stesso del resto era un creatore di novità, come quando nel 1995 fu cofondatore del gruppo di ricerca CCRU che come sappiamo fu determinante per lo sviluppo del pensiero accelerazionista. Ma in quegli anni Fisher aveva soprattutto come punto di riferimento la musica. Gli anni ’90 furono infatti un decennio in cui l’underground dance inglese si trasformava in un vero e proprio concentrato di desiderio macchinico/postumano.

L’attenzione di Fisher era proiettata sulla neonata musica jungle e drum&base, che con i suoi ritmi spezzati, i suoi BPM tachicardici e i suoi campioni presi da film di fantascienza come Predator, era la piena manifestazione di un’evoluzione verso un mondo che ancora non esisteva, come se si trattasse di musica proveniente dal futuro. Per dirla con le parole di Valerio Mattioli, curatore della prefazione all’edizione italiana di Realismo capitalista, «nella nascente musica underground anni ’90 Fisher individuava le tracce di un futuro capace di operare già nel presente fino al punto da modificarlo». Un concetto, questo, che più tardi diverrà noto con il termine di iperstizione molto caro allз teoricз del pensiero accelerazionista.

Lo sviluppo della musica underground negli anni ’90 è cruciale per comprendere il perché Fisher più tardi, con l’avvento degli anni 2000, arriverà a parlare di scomparsa del futuro. La jungle esprimeva infatti una vera e propria evoluzione, un progresso culturale, una novità. Si inseriva perfettamente nel termine “hardcore continuum” che il critico musicale Simon Reynolds aveva coniato per descrivere compiutamente questo processo di spostamento in avanti dei confini culturali: un percorso di continua evoluzione della musica techno e dance inglese che per quasi quindici anni deterritorializzava senza sosta attraverso ricerca, sperimentazione e creazione. Insomma, se negli anni ’90 il capitalismo neoliberale aveva già portato a termine le sue principali conquiste, si trattava comunque ancora di un periodo di interessante evoluzione culturale.
 

La “nuova” nostalgia per un futuro che non c’è più

Il discorso inizia a cambiare, o perlomeno lo fa agli occhi del critico culturale Mark Fisher, all’inizio del nuovo millennio. Il nuovo spazio in cui egli inizia a raccogliere le proprie considerazioni è il blog K-Punk, fondato nel 2003, attorno al quale orbitano una serie di critici e di teorici spesso vicini all’ambiente musicale, tra cui lo stesso Simon Reynolds. Qui su K-Punk Fisher comincia ad avvertire i sintomi di una lenta ed inesorabile “scomparsa del futuro”. Stiamo parlando di una vera e propria inversione culturale, uno slittamento di prospettiva che Fisher intravede in maniera poeticamente più compiuta a partire da un musicista di area dubstep lanciato nel 2006: Burial. In lui Fisher percepisce l’interruzione dell’“hardcore continuum” descritto da Reynolds, come se questo continuum tendesse a sfumarsi, a ritirarsi su se stesso sotto forma di rievocazione inconscia. Insomma, come se il percorso di evoluzione culturale vissuto fino a quegli anni avesse scelto come nuova direzione una tinta di suoni solcata dalla malinconica nostalgia verso un futuro che non c’è più. Un “tornare indietro” che non esprime solo un preludio a una nuova era di sterilità culturale, ma che è in realtà il sintomo di una malattia sociale ben più profonda, ben più radicale. Il capitalismo neoliberale del resto aveva a tutti gli effetti già conquistato tutto quanto fosse nel suo raggio d’azione, e agli inizi del nuovo millennio non gli rimaneva altro che divorare la stessa soggettività umana, attraverso la sterilizzazione della creazione culturale e l’avvio a una nuova era di malattie depressive di massa.

Santo Mark, il meme di Robotizzato Amorepostaggio Pangalattico
Santo Mark, il meme di Robotizzato Amorepostaggio Pangalattico diventato virale sui social a fine 2019


Quando vogliamo comprendere il concetto di “scomparsa del futuro” teorizzato da Fisher dobbiamo avere come punto di riferimento proprio questo percorso di lenta sterilizzazione che, a partire dalla cultura, è stata capace di eliminare ogni forma di immaginario del futuro. Quando un’intera società fatica a creare il nuovo e si rifugia nella sterile ripetizione di quanto è già stato, allora il futuro non esiste più. Rimangono solo fantasmi, proprio quelli che secondo Fisher abitano l’intero immaginario del nuovo millennio: fantasmi non solo di stili passati (si veda ad esempio la Vaporwave), ma anche di visioni politiche ed ideologiche ormai non più possibili (come l’attaccamento morboso della sinistra ai “gloriosi” anni ’70).

In questo presente infestato dai fantasmi del passato, dove l’immaginario del futuro altro non è che una triste nostalgia per un futuro perduto, la sensazione più comune è quella di ritrovarsi in uno stato depressivo. Ci si riduce a guardare il muro senza pensare, impauriti e soffocati dall’ansia di un domani che ci appare troppo catastrofico per essere veramente interiorizzato. Ci si ritrova intrappolati nel presente, in un “realismo” privo di alternative che ci strozza fino a uno stato di panico. Una sensazione che Fisher conosceva molto bene.

Xenowiki for “no more miserable monday mornings”

Esattamente tre anni fa, 13 gennaio 2017, Mark Fisher si toglieva la vita. Lo sgomento che diede la notizia di questo gesto ancora pervade i cuori di quanti combattono per un futuro che dev’essere inventato. Mark Fisher rimane il pensatore accelerazionista che più di chiunque altrǝ è statǝ capace di iniettare questa nuova filosofia nel tessuto del mainstream. I suoi scritti e i suoi pensieri costituiscono la più geniale forma di indagine sulla depressione umana nell’era del tardo capitalismo neoliberale. I suoi ultimi progetti, da quello che chiamava Acid Communism alla riflessione sul tema dello straniante in The weird and the eerie, rappresentano la prova inconfutabile di un pensiero che non aveva ancora smesso di regalarci nuove prospettive sulla società.


From work that never ends to endless free time... basic income now!
Fra le ultime parole di Fisher nel suo blog, K-Punk, fondato nel 2003


Oggi, a esattamente 3 anni da quel giorno, la nostra scelta è quella di tenere Mark Fisher forte e stretto accanto a noi. Come di fronte a un atto che libera la sua potenza, la nostra missione è raccogliere questa potenza, dargli forza e linfa vitale affinché il suo spettro non ci abbandoni nella lotta verso il futuro. «From anger and sadness to collettive joy... from work that never ends to endless free time... Universal Basic Income now!», queste parole, le ultime da lui pronunciate nel suo blog K-Punk, nel 2015, sono per noi una bandiera che innalziamo, prontз a conquistare la società che il genere umano merita.

Quest’oggi, 13 gennaio 2020, prende vita un nuovo corpo il cui nome è Xenowiki. Questo spazio darà voce a tutto ciò che l’accelerazionismo rappresenta e promette per le generazioni umane che albergheranno nel futuro di questo pianeta. Questo spazio è un urlo di speranza che echeggia dall’abisso della depressione, della noia, dell’inquietudine e dell’isolamento. Questo spazio è interamente dedicato a Mark Fisher.


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